Vetrina Festival: Guglielmo Campione, “Il lungo cammino del fulmine”

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Una raccolta di versi che testimonia un percorso nomade del pensiero e del cuore che parte dalle vicissitudini giovanili dell’amore e del disamore,passa attraverso l’amore come luogo privilegiato per interrogare il significato dell’esistenza e termina con l’ aprirsi all’amore per il Divino. L’amore umano,dunque, occasione mondana e profana ma anche luogo psicologico di riflessione, di confronto con il Sacro, attraverso il dialogo con gli elementi empedoclei della Natura e la dimensione escatologica della Fine
Nel sottotitolo “la casa del mondo” è un’espressione già evocativa, mistica, rimanda a dottrine esoteriche di matrice orientale (ma tutto l’esoterismo lo è) alla Blavatsky; e su un piano più razionale, secolare-laico, alla filosofia di Bergson; ancor prima, all’Aiòn di Platone: il tempo interiore, coscienziale, che non ammette delimitazioni cronotopiche, ma è spazio della mente compenetrata nel Tiamat primordiale della religione sumera, Io, non ancora individuale, immerso nella Consapevolezza Universale (i culti misterici di Atlantide). I versi liberi, prosastici di Campione richiedono una lettura attenta, sensibile, una cultura profonda. Ogni frase, ogni parola propone un mondo da esplorare, una possibilità da dischiudere nel relativismo esperienziale che ci circonda. Sono ciottoli lanciati gentilmente ma problematicamente in uno stagno di ninfee alla Manet, verso la profonda risonanza di un’anima complessa. “Navighiamo lungo il corso sotterraneo di pianti, lacrime e capricciosi maquillage”, “e l’incontro con il nostro interrogarci ci apre nuovi scenari dove celebrare la vita”. Uno sguardo sulla realtà, quello di Campione, che, con l’irresolutezza della sua materia, ci sfugge sempre e che dobbiamo sempre inseguire, cercare di afferrare. “Parlo a me per parlare a te? Dove finisci tu?” Il poetare di Campione è in effetti analitica ricerca di sé e dell’altro, implica e sottende i rapporti interpersonali come ricerca del sé (una concezione base della psicanalisi). Le “Giungle elettriche e le città di tombe abitate, e di cuori accerchiati da segnali lampeggianti” appaiono come l’ostacolo da vincere in questa perenne Attesa, che è metafora di molto altro, forse di una tensione escatologica, e che dà il senso alla vita, in questa dimensione.
Il linguaggio della poesia è una danza continua tra la prosodia, la musica della parola, e il  suo significato. In questa perenne oscillazione nulla più appare definito e una volta per tutte. Come per la musica, il tempo della poesia si da nella durata, il tempo d’un continuo dispiegarsi e morire, comparire e sparire. Un nomadismo della mente e del cuore, del pensiero e degli affetti che assomiglia a un eterno vagabondaggio.
Un fulmine, per antonomasia istantaneo e significante d’un tempo ridotto al suo minimo, puo diventare nell’amore e nella poesia, sospensione e massima dilatazione del tempo. La dimensione del fulmine è sorella della dimensione dell’eterno, una sospensione del tempo della mente operata dal cuore, una dilatazione esistenziale infinita pur contenuta nel tempo minimo della folgorazione. L’amore nasce nell’ascolto primordiale del battito ritmico del cuore della Madre mentre siamo immersi in amnios, e questo battito è il primo manifestarsi del tempo, del suo ciclico ripetersi.
Quel battito e il suono ciclico del respiro che ricorda il suono marino della risacca sulla battigia, segnalano all’essere la presenza dell’Altro e la fine della solitidine. Ancor prima che sentirsi e sapersi vivi, come succederà dopo la nascita,vedendosi esistente nello sguardo dell’Altro, l’Amore si fonda da subito  nella musica, nel linguaggio della voce, del cuore e del respiro. Ecco perche comuni sono le radici della musica e della mistica.
IL LUNGO CAMMINO DEL FULMINE, nel condurci prima tra le oscure ombre della selva del disamore, dell’abbandono,della malinconia, progressivamente rischiarate dalla luce che l’amore acquista quando si fa raffinato e sofisticato strumento di conoscenza di sè e dell’altro ed infine porta d’accesso al Divino,ci chiede di mantenerci sempre in ascolto della musica della parola. Se la mente programma, calcola e mente, infatti, la musica della parola che è musica del cuore, non conoscendo calcoli e opportunità, non mente mai.

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