Vetrina Festival: Angela Botta “La prospettiva invisibile”

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INCENDI
Un monosillabo diventa fuoco di lingua
dove, abbandonate le braccia raccolgo cenere e pane.
Avrei voluto mille volte guardare, ma ho perso la stella.
L’hanno fatta esplodere prima che accadesse,
era di pietra e vetri di carne, di tessuto incrinato
dalla foggia antica, era vestita da sposa di collina e declivi.
Non parlo di donna, ma di quell’antichità sommessa che splende i deserti
e non nasconde la faccia, di quella montagna incantata tra lingue di fuoco.
Racconto di quel volto di pietra scheggiata dalla follia
e di quell’altro con la testa mozzata nel cesto delle sue vene.
Sono passata sull’asfalto, nella grotta bianca, dentro la spirale congiunta.
Nel cesto delle mani degli artisti del tempo mai nato
c’era un equilibrio saldato, e io ero fuori dalla bocca
quando Palmira moriva, quando la lava esplodeva,
quel poeta era dentro, ma io, io … persi la faccia,
cantando alla Luna mentre i Lupi parlanti
stavano bruciando la mia Terra, in me l’arte stanca piangeva
e mi dava un coltello e un aquilone di cera
col filo di dio, di un bambino, di un’accecata chimera,
che dentro, più dentro del dentro, in me risorgeva.
  • MUSICA
    Avrei voluto che la musica
    Fosse la mia amante
    Avrei voluto
    strapparle gemiti
    urla di piacere
    Sbatterla nel tempo
    e sul tempo
    Avrei voluto da lei
    Carezze mai chieste
    Avrei voluto che mi portasse
    Il suo odore
    Dentro
    E sulla mia pelle
    Solchi di corde
    Colpi di suono crudele
    Archi acuti di orgasmi di voce
    Voce orgiastica dell’interno
    Nel corpo occultato
    Avrei voluto essere musica
    Tempo e non tempo
    Maschio di ritmo
    Femmina di suono
    Ermafrodita dell’estasi
    Avrei voluto lei
    Per sempre tra le gambe
    Nel cervello
    Nel ventre
    Nell’amore eterno
    Lei non mi ha voluta
    Eppure la sento
    Che scava preziosa
    La sua linea di sangue
    Vive nel mio corpo
    È parte di ciò che nasce
    Vive nell’assoluto ardore
    Cangiante
    Infinito
    Cui io non posso
    E vorrei
    Disperatamente
    Umanamente
  • CANTO INUTILE PER OGNI VITA
    Non conosco giorni
    ogni giorno è tutto quello che è sempre stato
    Non abbiamo stabilito legame
    Siamo terminali di fuga dal contatto
    Siamo la strage continua
    Siamo la somma indifferente
    Numeri sottratti
    non mancano la sottrazione
    Non conosco giorni
    Disimparammo la volontà
    Vuoi che ti chieda cosa vedi?
    Non risponderesti che una vita alla volta
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