Letteratura e Cinema del Terrore

LETTERATURA E CINEMA DEL TERRORE

Possiamo affermare che la letteratura del terrore, sovente riversata nel medium cinematografico, occupa un ideale spazio intermedio fra il genere dellorrore e il thriller. Mentre il racconto dellorrore si affida in gran parte al soprannaturale, allelemento mostruoso per suscitare ansia nello spettatore (obiettivo comune al genere terrorifico), il thriller poggia invece su meccanismi e intrecci complessi.
Il racconto del terrore sfrutta caratteristiche fondamentali della narrativa generalista per ottenere effetti che si servono di unevidente manipolazione della psicologia e della psicopatologia.
Scendendo nello specifico, il cinema del terrore non è dunque il cinema dei vampiri o delle congiure criminali, bensì il cinema della follia, del sadismo e del voyeurismo, che si annidano nelluomo. La sua vera essenza sta nellassunto che gli agenti del terrore sono persone apparentemente normali: di qui il fascino esercitato da quelle opere che costringono il pubblico a confrontarsi con forze oscure e allucinanti, ma al tempo stesso familiari.

I FONDAMENTI PSICOLOGICI DEL TERRORE

Nel suo famoso saggio Il perturbante (1919) Freud tenne conto di questo miscuglio di repulsione e di familiarità nello spiegare la potenza del terrore, avanzando lipotesi che esso rappresenti lirrompere nella vita adulta dei desideri e delle fantasie infantili più primitive e impellenti. Tali fantasie, di delitti violenti o di torture, dominano la mente adulta poichè trovano una profonda rispondenza in quegli aspetti della psiche che, anche se repressi sin dalla prima infanzia, sopravvivono in tutti noi. La natura onirico-immaginifica, inconscia, in particolare del cinema si presta mirabilmente allevocazione di queste fantasie infantili. Come il bambino, anche lo spettatore è in una condizione di passività, osserva scene in cui non può intervenire. A tale sentimento di soggezione contribuiscono le dimensioni dello schermo, sopra il quale i personaggi e le cose sono proiettati su scala magnificata. Il risultato sul piano emozionale è di irretimento. Il bambino e lo spettatore adulto divengono così voyeur passivi e soggiogati di un mondo pieno di sollecitazioni fantastiche e immedesimative. I meccanismi del cinema hanno dunque il potere ultimo di evocare rimossi terrori infantili.

LA NATURA DELLA SUSPENSE

Mantenendoci su una linea interpretativa freudiana, potremmo ipotizzare che nella suspense si annidi lespressione sessualizzata dei desideri più elementari. Lintero meccanismo si basa infatti sul progressivo acuirsi di una tensione, che chiede sfogo. La suspense sarebbe lequivalente voyeuristico dei preliminari erotici. Un analogo processo di accumulo troviamo nellintensità della soddisfazione voyeuristica del terrore, la quale viene progressivamente aumentata dalla suspense.
Ancora in termini freudiani, se i contenuti del film del terrore sono dominati da fantasie infantili di natura voyeuristica, analogamente anche lo stile e la tecnica del terrore sembrano riprodurre la dinamica sessuale.

SUSPENSE E SHOCK

Lo shock è quella reazione emotiva provocata da un evento violento e inatteso. Al contrario, la suspense è quella condizione prolungata di attesa tensiva al culmine della quale, lo spettatore sa che, accadrà qualcosa di pauroso e terribile, un evento a cui il regista abilmente lo sta preparando, senza però fargli capire in quale momento preciso esso accadrà. Prendiamo ad esempio un classico del terrore, Psycho di Alfred Hitchcock, dal romanzo omonimo di Robert Bloch. Quando il detective entra nella casa dei Bates, tutti pre-sentiamo che verrà assalito. Hitchcock sa mantenere il clima di suspense dilatando i tempi del suo ingresso nella casa e della sua ascesa delle scale, dove sarà ucciso. La dinamica della situazione è duplice: secondo la regola principe di ogni racconto a suspense (e di ogni buon romanzo o film tout court) per cui un effetto sorpresa esige che sia o solo il personaggio in azione o solo il pubblico a sapere quel che accadrà (mai tutti e due) qui il pubblico viene posto nella posizione dellaggressore (il protagonista Perkins). Come lo psicopatico, anche il pubblico sa che verrà commesso un atto di violenza, non la vittima. Lo spettatore viene così coinvolto nella segreta intenzione dello psicopatico che sta per colpire, diviene suo complice. Quando il delitto si consuma, con esso si consuma anche la soddisfazione voyeuristica e sadica dello spettatore. Il che non esclude che egli non possa chiamarsi fuori, parteggiando per le sorti del detective che sale le scale, magari chiudendo gli occhi e con ciò auto assolvendosi in anticipo del delitto imminente. Potremmo definire tale meccanismo indotto doppia strategia della suspense; sul piano dello psicodramma essa raggiunge gli scopi di tutti i sintomi nevrotici: chi guarda può indulgere nelle sue fantasie di violenza, ma nello stesso tempo protestare la propria innocenza.

Adriana Zanese

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