CHE COSA è LA LETTERATURA ? Cap. I

di Adriana Zanese

L’ESTETICA DEL NON DETTO

La letteratura, cioè la grande letteratura si è sempre distinta per un’estetica del simbolo, del non detto, del frammento e soprattutto del potere evocativo dell’immagine. Intendendo con immagine quella specie di apporto medianico che sorge dal profondo, evocato dall’ispirazione dell’artista (questo misterioso contatto con la divinità). Oggi, in epoca di necrosi spirituale, di sclerosi dell’anima i simboli sui quali si è costruita la civiltà (occidentale) sono stati sostituiti dai simulacri. Il simulacro sta al simbolo come un fantoccio di cartapesta sta ad un essere vivo (C.G. Jung insegna). La narrativa contemporanea, il suo linguaggio, sembra aver perduto ogni gusto per la reticenza, per l’enigmatico, per il misterioso, per la poiesis, la creazione demiurgica e alchemica.

Però, al di fuori di questi canoni impliciti non solo non vi è più letteratura, ma nemmeno narrazione, cioè capacità di attingere la realtà. Il preteso realismo sul quale tutti gli scrittori, più o meno dotati, oggi si affannano e vivono di rendita, è nient’altro che irrealismo, ovvero apparenza (anche l’apparenza ammannita dai governanti attraverso i mass media); mentre la vera realtà è ciò che dietro di essa si cela, o meglio, è ciò che oltrepassa i limiti della nostra mente (e, politicamente, della nostra credulità). Ben lo avevano compreso Platone, Aristotele, e più di recente la fisica dei Quanti.

Per comprendere il declino dell’arte letteraria contemporanea è utile ripercorrere per titoli un po’ di storia della letteratura e della critica letteraria che ad essa si è accompagnata, in particolare nel Novecento. Vi accorgerete che la letteratura è soprattutto linguaggio; il linguaggio che lo scrittore usa, il quale non può essere quello che usano tutti.

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